Contro l’interattività

28 Jan , 2019 Television

Contro l’interattività

Poniamo per un momento di non essere un grande amante dei videogiochi, di non aver avuto alcuna esperienza pregressa di cinema interattivo, di ignorare il genere librogame e la filosofia “scegli la tua avventura”, di non provare alcuna nostalgia per i pop anni ottanta. Ebbene, rispetto a Black Mirror: Bandersnatch, il nuovo film interattivo di Netflix, un atteggiamento di resistenza – molti lo troveranno conservatore o reazionario – sarebbe quantomeno fisiologico. Solo per oggi rivendico la mia natura di spettatore vecchio stampo: non ho alcuna voglia di scegliere da che parte far andare il film reagendo alle biforcazioni che mi vengono proposte. Con dolo e radicalità, non per disattenzione o pigrizia, scelgo di non scegliere e lasciare che il film si dispieghi a prescindere dalla mia presenza (faccio come se non ci fossi: se ne accorgerà Netflix? Certamente). Se anche non interagisco infatti il flusso non si interrompe e dopo dieci secondi una delle due strade viene comunque intrapresa (prima mi chiede indicazioni, poi fa come gli pare…). Quali sarebbero i motivi che giustificano un tale atteggiamento di chiusura e scetticismo, contro l’entusiasmo interattivista che ha invece subito attizzato le fantasie post-testualiste di ampie fasce di pubblico e critica? Provo a sviscerarne alcuni sulla base di una fenomenologia. E da dietro la Rete di sicurezza aspetto già il lancio di ortaggi e bottiglie…

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